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All’ombra di occhi neri

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Nel fremito d’ali di rondini
torna l’abbraccio della memoria
a vincer la tenebra di giorni,
la condanna di solitudine.

Rintoccava lieta all’antica torre l’ora
il volo d’uno stormo
l’anziana che dalla fiera
con quieto passo per il viottolo faceva ritorno.

E vedo le corse gioiose d’una bambina
a tinger d’oro e d’azzurro
l’agreste incanto dell’umbra mattina,
il cuore placato nel ricordo dal nostalgico sussurro.

L’ombra maestosa del Duomo di Sant’Emiliano
la carezza del tuo sorriso
per le marmoree scale d’antichi vicoli
si procedeva sereni mano nella mano.

Giochi d’ombra e luce,
l’iridescente rosone
l’incanto d’armonia del rinascimento
il palpito d’ineffabile emozione.

Lo stormire degli ulivi nel vento
l’ondeggiare di vivide impressioni
fra i colli di sole e d’argento.

Dalla piana
Santa Maria in Valle nel tocco meridiano d’argentea campana,
ogni ansia pareva remota e lontana.

L’allegro mio cappello di paglia fiorentina
dal nastro scarlatto,
lo sguardo d’una bimba
al panorama dei colli e della dolce contrada
entusiasta e stupefatto.

Mi fermavo per i campi di tenue verde
a cogliere violacciocche e papaveri,
ed ancora l’anima nel buio degli anni
in singulto emozionato ritrova la fiaccola della speme
e in accorato sospiro di malinconia si perde.

Allora,
Padre mio
nell’abbraccio del cuore
eravamo insieme.

All’ombra dei tuoi amorevoli occhi neri
nella contrada di felici ed esuli ore
su agresti,
perduti,
irraggiungibili sentieri.


Alla memoria di mio padre Emilio.

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